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Kafka sulla Spiaggia - Murakami Haruki

Salve lettori, ben tornati sul blog!
Oggi vi porto la recensione di un libro che ho finito da qualche giorno, ma che ho avuto seriamente bisogno di assimilare, di capire; un po' come con "Sostiene Pereira" (clicca sul titolo per leggere la recensione). È stata una lettura davvero lenta, nonostante questo non mi ha mai annoiata, anzi: inizio a sentire la mancanza di Tamura Kafka. Ma parliamo meglio della trama prima. Partiamo dal fatto che il libro intreccia due storie diverse, che il lettore incontrerà a capitoli alterni. Cercherò di raccontarvi tutto ciò che posso, cercando di non fare spoiler e nemmeno confusione tra gli eventi.

I capitoli dispari raccontano di un giovane di quindici anni, che si fa chiamare Tamura Kafka, abbandonato dalla madre e dalla sorella - di cui non ricorda completamente nulla - all'età di quattro anni e rimasto solo col padre. Quest'ultimo ha lanciato sul figlio una terribile profezia. Kafka cercherà di scappare e fare in modo che non si avveri. A ricordargli ogni singolo giorno che lui diverrà il quindicenne più tosto del mondo, il suo alterego, il Ragazzo chiamato Corvo. Kafka inizia il suo viaggio verso lo Shikoku, nel suo viaggio in autobus incontra una ragazza di nome Sakura, più grande di lui. Il giovane si trasferisce in un b&b e frequenta tutti i giorni e con una certa routine la palestra e la biblioteca privata Komura, dove conosce il bibliotecario Ōshima e la coordinatrice Saeki: una donna davvero attraente e misteriosa. Una sera, senza ricordare come ci sia finito, Kafka si risveglia in un parco, con la t-shirt completamente impregnata di sangue. Preso dal panico, nonostante sia notte fonda, chiama Sakura, che senza esitare lo ospita a casa sua. Andato via dalla casa di Sakura, per non darle peso e problemi, Kafka si trova senza un tetto sulla testa. Così racconta tutto al bibliotecario che prende a cuore la sua storia e fa in modo di farlo assumere come suo assistente in biblioteca e dargli un posto dove dormire ed un piccolo salario. Nell'attesa dell'assunzione Ōshima accompagna Kafka nella sua casa in montagna, un posto davvero rudimentale, desolato, circondato da una foresta a tratti macabra. Qui Kafka riscopre la solitudine, riscopre se stesso e stringe un forte legame con la natura. Dopo una settimana Kafka torna in biblioteca, inizia a lavorare e trasorre il suo tempo libero nella sua stanza. In questa piccola e buia stanza un ad attirare l'attenzione di Kafka un quadro di un ragazzo seduto su una spiaggia, che gli ricorda tanto la sua unica foto con sua sorella, scattata proprio su una spiaggia.  Una notte un fantasma di una splendida ragazzina di quindici anni entra nella stanza di Kafka, e si ferma a contemplare seduta alla scrivania il ragazzo seduto sulla spiaggia. L'evento si ripete per diverse notti, fino a che una notte smetterà di apparire. In breve il giovane si rende conto che quel ragazzo seduto sulla spiaggia è il signor Komura, l'anima gemella della signora Saeki uccisa per sbaglio durante una manifestazione. Dopo pochi giorni Kafka scopre che il padre è stato ucciso a coltellate nell'ufficio della sua villa, inizia così a pensare di essere lui il colpevole di quell'omicidio, avvenuto proprio in quella notte di vuoto. Dopo solo qualche giorno alla biblioteca, Ōshima riceve visite alla biblioteca mentre Kafka non è presente, così per evitare ogni pericolo lo porta nella sua casa di montagna. Nella foresta Kafka si spingerà oltre i suoi limiti, sconfinando in posti davvero inaspettati. Anche questa volta nella natura trova le sue risposte. Ritornerà dopo pochi giorni alla biblioteca.


Nel frattempo nei capitoli pari apprendiamo la storia di Nakata. Tutto inizia con le documentazioni degli interrogatori dei servizi segreti ai testimoni di un evento davvero misterioso accaduto nel novembre del 1944. Durante un'uscita con gli alunni, una maestra si distrae per qualche minuto, al suo ritorno trova i bambini distesi a terra in una sorta di trance. I loro occhi sono aperti, ma i bambini si trovano in uno stato catatonico, come in coma. Preoccupata la maestra non sa cosa fare, fino a che tutti i bambini non si svegliano, e si accorge con sollievo che nessuno ha memoria di ciò che è successo, tranne uno. Uno dei bambini resta in questo stato di coma, con gli occhi aperti, per diverso tempo. Quel bambino è proprio Nakata; quando si risveglierà la sua memoria è come completamente cancellata. Nakata non ricorda come si legge o come si scrive, una volta cresciuto rimane da solo, riceve un piccolo sussidio dal governo per la sua disabilità e arrotonda cercando i gatti del quartiere che si smarriscono con cui lui è in grado di parlare, ma si guarda bene dal dirlo a qualcuno, consapevole di non essere creduto. Nakata si offre di cercare la gattina di una vicina, Goma; tramite gli altri gatti riesce a scoprire che in un grande spiazzale c'è un bislacco uomo col cilindro che rapisce i gatti del quartiere, da lì si perdono le tracce delle povere bestioline. Nakata inizia a trascorrere le sue giornate in quel posto deserto, fino a che un giorno non trova proprio quell'uomo di cui gli altri gatti gli hanno parlato. Ad accompagnarlo dall'uomo è una grossa bestia, un cane enorme e nero dall'aria a dir poco spettrale. Nella grande villa la bestia lo accompagna in un ufficio dove l'uomo col cilindro, che si fa chiamare Johnny Walker (proprio come l'uomo della bottiglia di Wisky Scozzese), uccide i gatti e compie gesti macabri e a tratti sembra di essere nel bel mezzo di qualcosa di satanista; Nakata è nauseato e spiazzato, non sa cosa fare e come agire, nel frattempo Johnny Wlaker gli chiede di ucciderlo, insiste. Ma Nakata non ha mai ucciso nessuno, non sa come si fa! Johhny continua ad uccidere gatti, a ripetere i suoi gesti macabri come se fosse un esperto nel farlo. Nakata nel vedere che Goma, la gattina che cercava, sarà la prossima vittima di Johnny Walker, afferra il coltello e lo infilza più volte. Scappa con le gatte da quel lago di sangue e poi si risveglia è di nuovo in quello spiazzale, pulito e illeso, con la gattina accanto. Successivamente si viene a scoprire che Johnny Walker è in realà un famosissimo scultore, nonchè il padre di Tamura Kafka. Nakata decide di andarsi a costituire alla polizia, ma il poliziotto ascoltando le sue parole lo prende per un matto delirante e non segna nemmeno il suo indirizzo. 

Nakata decide così di andare via dal suo luogo natio, Nakano, andando verso posti a lui sconosciuti, accompagnato dal giovane camionista Hoshino; non si allontana da Nakano per sfuggire alla polizia, ma perché sente di avere un compito da svolgere: così si ritrova a viaggiare verso lo Shikoku, in cerca di una misteriosa "pietra dell'entrata". Senza una precisa meta la stramba coppia si aggira per lo Shikoku, fino a che - mentre Nakata dorme in un sonno profondissimo - Hoshino incontra il Colonnello Sanders del KFC e apprende tutto quello che c'è da sapere sulla pietra, la prende e la porta a Nakata. L'uomo non sa esattamente cosa fare con la pietra, lo scopre man mano che gli eventi si presentano. Da qui, anche se in maniera totalmente casuale e distante le vite di Nakata e di Kafka si incrociano. Nakata si reca nella biblioteca, ma nonostante Kafka non si trovi lì, le azioni dell'uno sono conseguenze dell'altro.

La storia prende una piega completamente diversa, assurda (per quanto già non lo sia). Ci sono un sacco di cose che non vi ho detto, anche questo sembra assurdo. È una storia davvero affascinante, Murakami non risulta mai prolisso per quanto sia descrittivo e dettagliato. Ogni piccola azione ha un senso, nonostante niente sembra avere senso. Tutto fa parte di un meccanismo perfetto, dove l'unico scopo dei personaggi è giungere al loro io egemone, che voglia dire morire o affrontare le proprie paure più grandi. A tratti tutto sembra spiazzante e negativo. Arrivato ad un certo punto la storia ti assorbe completamente, insieme al distacco stilistico dell'autore, anche quello dei protagonisti sembra proprio cercare di non far male a nessuno, di procurare meno dolore possibile. La storia ti assorbe al punto che non riesci a staccarti dal libro, leggi senza sosta prima di Kafka e poi di Nakata, tutto sembra collegarsi pagina dopo pagina, tutto ha un preciso senso e il meccanismo di questo libro alla fine sembra non lasciarti niente. Sembra tutto piatto nonostante tutto ciò che è successo, si ha la sensazione di non arrivare a nulla, ma questo libro non ti lascia qualcosa per il suo finale. Questo libro, dopo averlo assimilato, lascerà spazio prima a tanti dubbi. In seguito capisci che quello che ti è rimasto è tutto ciò che hanno imparato i protagonisti stessi nelle vicende accadute.

Il personaggio di Ōshima lo porterò sempre nel mio cuore, con la sua saggezza, eloquente, differente, fuori dal comune. Le sue lezioni per Kafka sono state anche le mie. Ho imparato da lui la diversità, ho imparato l'importanza della cultura e della tenacia nella vita di tutti i giorni. Da lui e dalle confidenze di Kafka ho imparato quanto è importante essere se stessi, ad ogni costo. Ed è su questo che verte il romanzo, essere se stessi, coltivare il proprio io ed il proprio essere.

Questo libro mi è piaciuto, ma solo adesso che ne ho parlato e l'ho davvero compreso. Prima, anche se avessi voluto non avrei saputo darvi un solo motivo per cui non l'ho apprezzato. A suo modo, un modo davvero bizzarro oserei dire, è davvero una grande lezione, per chi vuole comprenderla. Quindi provateci anche voi...

Leggetelo!
Baci
Coraline🌷💙

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