Buon pomeriggio cari lettori,
da qualche giorno, facciamo una settimana ormai, ho concluso "Sostiene Pereira", un piccolo e breve capolavoro di Antonio Tabucchi. Premetto che è il mio primo approccio all'autore, ma credo di aver scelto il libro perfetto, perchè mi è piaciuto moltissimo, nella sua assoluta semplicità mi ha conquistata; tant'è che ci ho messo del tempo a mettere insieme i pensieri per parlarne nel modo giusto, senza riserve, senza tralasciare nulla. Ovviamente non è stato facile...
Partiamo dalla trama: ci troviamo a Lisbona ed è il 1934, sono gli anni della dittatura di Salazar, praticamente alla vigilia di uno dei più grandi disastri della storia. Pereira era un giornalista di cronaca nera, che ha mollato tutto per diventare il curatore della pagina culturale di un giornale del pomeriggio, il "Lisboa". È un vedovo attempato e in sovrappeso, un uomo oscuro e molto solo. Un uomo dedito solo alla letteratura, senza pretese o opinioni politiche. Dopo aver letto un saggio sulla morte, Pereira viene in contatto con l'autore Francesco Monteiro Rossi. Decide, vista la sua conoscenza dell'argomento, di renderlo parte della sua pagina culturale, facendogli preparare in anticipo i necrologi dei grandi scrittori e artisti che da un momento all'altro potrebbero scomparire, così da avere sempre pronto qualcosa per ricordarli. Tuttavia Pereira si rende conto di non poter utilizzare i necrologi del giovane Francesco, intrisi come sono di teorie socialiste e anarchiche che, proprio in quel momento storico, avrebbero portato alla censura; ma nonostante questo continua a pagare questo rivoluzionario, per lavori che non verranno mai utilizzati, senza comprenderne lui stesso il perchè.
Pereira è un uomo molto abitudinario, pranza tutti i giorni con omelette e limonata allo stesso caffè, dove c'è sempre Manuel ad accoglierlo con le informazioni politiche del giorno. Nel frattempo, nel Portogallo di Salazar, la disinformazione e il condizionamento dell'opinione pubblica alimentano la censura, le pagine bianche nei giornali sono all'ordine del giorno, la guerra è letteralmente dietro l'angolo. È qui che Pereira si rende conto di quali sottili stratagemmi attuare perchè il messaggio che vuol comunicare passi sotto mentite spoglie. Lentamente Tabucchi ci introduce nella vita di un uomo modesto, solitario e solo. Che non ha mai accettato veramente la morte della moglie, che continua a sostenere conversazioni con la sua fotografia e la porta con sè in viaggio, "con la faccia in su ed in cima ai vestiti, così che possa respirare bene".
L'autore ci prende per mano e ci fa osservare la vita quotidiana di Pereira, come fossimo il fantasma del Natale passato. Ci introduce nella vita di un uomo normale, che in quel momento preciso della sua vita si sta trovando ad assimilare la morte, la guerra, la disinformazione pubblica, la dittatura. Ci mette davanti un personaggio di pura fantasia, che ha come sfondo avvenimenti veri e spietati della nostra storia.
"La limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita."
Ci troviamo davanti a un Pereira che determina il suo cambiamento radicale a causa degli avvenimenti; un Pereira che si rende conto dell'intimidazione, le violenze sul popolo, la censura. Si rende conto di essersi isolato così tanto e da così tanto tempo dalla vita reale, da non accorgersi di quanta gente viene uccisa ingiustamente. Sono proprio questi avvenimenti che scatenando in lui il cambiamento, lo portano a compiere un gesto che il vecchio Pereira, quello solo e disinformato, non avrebbe mai avuto la forza di compiere.
Ma è quando Pereira incontra il dottor Cardoso, medico che lo aiuterà a perdere peso in una clinica privata, che avviene veramente il cambiamento, quando un uomo a lui molto vicino gli ricorda di aprire gli occhi, guardarsi attorno e godersi la vita, di agire e di farlo nel modo giusto. È in quel momento ed in quelle parole che Pereira capisce che il vero io egemone sta cercando di uscire fuori.
A lettura conclusa, sul momento non capivo cosa avevo letto, a cosa avevo appena assistito; col passare dei giorni, però, una specie di nebbia si è diradata davanti a me ed ho apprezzato appieno il messaggio di questo libro, che mira a comunicare a lettore messaggi importantissimi, celati sotto mentite spoglie, come aveva imparato a fare il nostro protagonista. In una nota del libro, si legge che fu il personaggio stesso a far visita di notte all'autore, dichiarando di avere qualcosa da dire, un messaggio da lanciare e per questo aveva bisogno di un mezzo.
Questo piccolo lavoro pagina dopo pagina ti lascia esaminare te stesso allo stesso modo in cui fa Pereira, fa in modo che il lettore trovi se stesso nel protagonista, fa sì che il messaggio sia chiaro solo a chi lo vuole intendere: che la vita è una e va vissuta, senta riserve, senza troppi pensieri, dobbiamo vivere, prima che sia troppo tardi. Dobbiamo lasciar uscire anche noi il nostro io egemone e capire cosa ha da dirci e da farci vivere. Ci rammenta quanto effimera possa essere la vita, quanto ingiusta possa essere la morte, con delicatezza. Un libro graffiante, sempre gradevole, con un ritmo blando ma non lento, quasi ad evocare le atmosfere sonnolente di una Lisbona oppressa dalla calura estiva.
"Certi esseri umani sono duri di comprendonio. L'Inferno non è una grande riserva di cattiveria, [...] nè il Paradiso è una sorgente di bontà; sono solo due fazioni opposte nella grande partita a scacchi dell'universo. Il fatto è che la vera grazia e la vera cattiveria albergano nella mente degli uomini."
Sento che la mia lettura di Tabucchi non si fermerà qui, mi piace il suo modo di scrivere, la selezione dei vocaboli e l'approccio che lui stesso ha con i suoi personaggi. Come sempre io non so dare un voto ai libri che leggo, tanto meno sono degna di farlo con questo Capolavoro. Mi sento semplicemente di consigliarvelo, Pereira si rivela un buon amico nelle notti piovose. Quindi come sempre...
Leggetelo!
Baci
Coraline🌷💙
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